La regina delle tonnare
La regina delle tonnare
La storia di Favignana, splendida isola siciliana delle Egadi, tra natura incontaminata, mare cristallino e cave di calcarenite pregiato è strettamente legata alla più influente famiglia di commercianti, armatori e mecenati che, per più di un secolo dominò la scena imprenditoriale Palermitana e Italiana, I Florio.
La Storia dei Florio tra successi e decadimenti è comunque una bella storia da conoscere, perché ha contribuito allo sviluppo economico di Favignana, rendendola un vero laboratorio d’innovazione, per tecniche industriali all’avanguardia.
Le imprese della famiglia Florio a Favignana, iniziano nel 1841, quando Vincenzo Florio, che era già un affermato imprenditore industriale, prese in gestione la tonnare di Favignana (e Formica), dai signori Pallavicino, fiutando una grande opportunità commerciale nel mercato del tonno.
Vincenzo aveva molto ingegno, perché inventò un nuovo modo di pescare “la montaleva” e capì che conservare il tonno sott’olio e non sotto sale, come si usava all’epoca era molto più remunerativo e salubre. Nonostante le sue capacità, alla scadenza dell’affitto, non riuscì a rinnovare il contratto e la tonnara andò all’imprenditore genovese Giulio Drago.
A 69 anni Vincenzo morì e il figlio Ignazio era già a capo delle aziende di famiglia, con il cotone, le spezie, i vini, i traghetti, il tabacco, le miniere, ma a ragione voleva riprendersi i tonni.
Quando l’ultimo dei Pallavicino morì, gli eredi misero in vendita le tonnare. Nel 1874 Ignazio non si fece sfuggire l’affare e per 2.700.000 lire le ricomprò, insieme alle isole Egadi.
Ignazio Florio, chiamò l’architetto Giuseppe Damiani Almeyda, che ristrutturò e ampliò a 32.000mq la tonnara, costruendo lo stabilimento per la conservazione del tonno. La tonnara diventò una delle più grandi del mediterraneo e venne soprannominata “La regina delle tonnare”.
Portò così a termine l’idea rivoluzionaria del padre, facendo inscatolare i tranci di pesce in comode scatolette rivestite di stagno con apertura a chiave. Nasceva il tonno a marchio Florio delle tonnare di Favignana e Formica in uno degli stabilimenti più all’avanguardia per l’epoca.
L’industria del tonno e la sua conservazione, diventò così fiorente, da garantire lavoro a tutti gli isolani, creando benessere per l’isola. Ignazio Florio fu considerato un benefattore, perché garantiva lavoro a tutti e, divenne così importante per l’isola da meritarsi la statua che è in Piazza della Libertà.
Dopo la vendita degli stabilimenti ai Parodi, il marchio Florio tornerà negli anni ottanta grazie a Nino Castiglione, operaio ad inizio Novecento, i cui eredi creano una linea in onore della storica famiglia, con preziose scatolette su cui, appare ancora il leone dei Florio.
L’ex stabilimento è oggi uno splendido museo. Il complesso industriale, eccellente esempio di architettura industriale è di una bellezza unica, con le altissime volte di tufo bianco e gli archi arabeggianti a sesto acuto che si intrecciano armoniosamente creando un atmosfera incredibile.
Le barche sono ancora lì come se fossero ancora pronte ad uscire in mare, per la mattanza, ci sono tutte “ le vasceddi, le bastardedde, i varcuni, la muciara”. Tutto è rimasto come era, dal “bosco” dove venivano appesi i tonni appena scaricati, alle batterie delle vasche di cottura del tonno e la sala dell’inscatolamento, con ancora tutte le scatole di latta alla stiva.
Nel padiglione Torino, grazie ad un intervento tecnologico, sono presenti le voci, di chi ha vissuto la mattanza e lavorato nello stabilimento.
Infine c’è il rumore della risacca che rimbomba dove vengono conservate barche, reti e ancore, è la voce del mare che sembra chiamare il Rais e i tonnaroti che durante la pesca del tonno intonavano la “Cialoma“, l’antico canto di origine araba.